Opinione di uno studente dopo incontro foibe ed esodo

Cara Laura
ti scrivo per dirti che ieri sera ho partecipato all'incontro sulle foibe e sull'esodo giuliano-dalmata tenuto dal prof. Mazzoni e dagli altri relatori.
Peccato davvero per l'assenza di Raoul Pupo, che ci ha comunicato tramite una lettera letta dall'assessor Zerbini la sua temporanea indisposizione.
Comunque ti volevo dire che è stato un momento davvero molto istruttivo ed edificante, attraverso le testimonianze della pellicola "Italiani sbagliati", ma anche attraverso la viva voce dell'avv. Salvatore Di Grazia e la competenza di Axel Famiglini, che mi hanno davvero illuminato sul dramma di coloro che sono partiti, così come su quello di coloro che sono rimasti, e su tutti gli
equivoci e le traversie che li hanno toccati e ne hanno segnato l'esistenza. E hanno svelato tutte quelle ipocrisie che ancora avvolgono questo "Giorno del Ricordo" del 10 febbraio, istituito solo nel 2004.
Mi ha fatto piacere vedere la presenza di molti studenti (almeno una trentina), segno tangibile che siamo ancora in tanti a voler fare chiarezza su queste vicende che ci hanno tragicamente preceduto, e, in generale, a voler vederci chiaro nelle cose e a fare i conti sul serio con la realtà, spesso atroce, in cui viviamo, studiamo e pensiamo.

Per questo voglio ringraziare te, il Comune e l'Istituto Storico della Resistenza per l'organizzazione di questa serata: sono tornato a casa colpito, sono tornato con alcune risposte alle mie domande, ma anche con tanti interrogativi e riflessioni, che non possono essere che uno stimolo per alimentare la ricerca e lo studio di questi avvenimenti, non solo per curiosità o interesse personale, ma, ancor prima, per impegno civile, oltre che per imperativo civico.

Ancora grazie per incontri come quello di ieri sera, incontri a cui, malgrado gli impegni universitari che mi portano spesso a rimanere a Bologna, partecipo sempre volentieri perchè mi ricordano che, detta senza tanti "virtuosismi" (come mi suggerisci tu...!), bisogna FARE SUL SERIO, nello studio come nella vita.

Un abbraccio cordiale,
Federico Polverelli