I Giusti a Rimini 2014

Il 6 marzo 2014 l'Amministrazione Comunale ha inaugurato all'interno del Parco XXV Aprile di Rimini il Giardino dei Giusti dedicato a tutti coloro, uomini e donne, che tra il 1943 e il 1944 diedero rifugio e protezione sul territorio riminese e il Montefeltro a 41 ebrei stranieri in fuga dalle deportazioni. Sono 16 i nomi dei Giusti e assieme a loro anche l’intera comunità di Pugliano. Tra loro Ezio Giorgetti, albergatore, e Osman Carugno, maresciallo dei Carabinieri, entrambi Giusti tra le Nazioni, i cui nomi sono presenti all’interno del museo dello Yad Vashem di Gerusalemme. Giorgetti, inoltre, nel 1964 è stato il primo italiano ad essere inserito tra i 563 italiani attualmente iscritti all’Albo dei Giusti tra le nazioni. Analogo riconoscimento fu conferito nel 1986 a Osman Carugno. Un lavoro di studio e di ricerca durato oltre un anno per ricostruire gli avvenimenti e gli uomini e le donne, persone normali, che con la loro capacità di pensare e scegliere il bene hanno scelto di aiutare altre persone. E così ci si è imbattuti ad esempio nel dott. Giacomini, nominato da tanti per il suo aiuto, ma del quale non è stato possibile ricostruire le generalità e quindi il nome di battesimo.

 Erano presenti all’inaugurazione Irina Imola, assessore ai servizi al cittadino, Emilio Drudi, autore di ‘Un cammino lungo un anno. Gli ebrei salvati dal primo italiano “Giusto tra le nazioni”’, le autorità cittadine e una rappresentanza di studenti delle scuole di Rimini.

I nomi dei Giusti:

Ezio Giorgetti (Giusto tra le Nazioni)
Osman Carugno (Maresciallo CC, Giusto tra le Nazioni)
Libia Maioli
Alfredo Giovannetti
Luigi Giorgetti
Virgilio Sacchini
Mirko Mussoni
Pietro Angelini
Mons. Emilio Pasolini
Mons. Vincenzo Scozzoli (Vescovo)
Giuseppe Rubino
Giuseppe Olivi
Dott. Giacomini
Giannetto Filippini
Alfonso Petrucci
Giuseppe Forcellini
La Comunità di Pugliano

Con questo evento, la città di Rimini conferma il proprio impegno non solo nel preservare la memoria della storia della deportazione della Shoah a cui ha dedicato da anni un progetto specifico di Educazione alla Memoria, ma anche la volontà di promuovere una politica di educazione alla responsabilità individuale, nella convinzione che il racconto del male e dell'orrore dei campi di concentramento e dei genocidi vada affiancato il ricordo del bene e dell'eroismo quotidiano. E' necessario ricordare e onorare quella minoranza di uomini e donne comuni che scelsero di non rimanere indifferenti ed ebbero comportamenti coraggiosi e solidali, per dimostrare che la scelta secondo coscienza, anche in un contesto di brutale dittatura, è sempre possibile.

Nel 2014 queste le parole dell'Assessore Imola: "Sono orgogliosa che Rimini possa celebrare per la prima volta la Giornata Europea dei Giusti e che questo sia stato realizzabile attraverso un percorso avviato dalla Toponomastica, perseguendo l'obiettivo preciso che questa Amministrazione ha assunto quando ha deliberato la nascita della Commissione Consultiva di Toponomastica: ovvero quello di riconsegnare alla città, attraverso le intitolazioni segni, significati storici profondi. Per questo le celebrazioni del 6 marzo hanno inizio con l'inaugurazione di un luogo preciso che è stato dedicato ai Giusti di tutte le Nazioni ed in particolare ai Giusti della nostra terra: Ezio Giorgetti, albergatore ed Osman Carugno, Maresciallo dei Carabinieri e a tutti coloro che li aiutarono nel salvataggio di 41 ebrei stranieri. Luogo che mi auspico divenga simbolo di memoria, di responsabilità morale, di giustizia. Solo custodendo la memoria particolare si può pensare di costruire una memoria universale. Questo progetto nasce proprio con l'intento di rendere omaggio ai Giusti e di rendere onore al Bene in senso universale, operazione possibile solo attraverso il recupero della Memoria e che funga da esempio per le generazioni future."

I giusti a Rimini

 

I giusti a Rimini 2

Breve sintesi delle attività di salvataggio messe in atto da Ezio Giorgetti e dal maresciallo Osman Carugno

Il 13 settembre 1943, arrivarono a Bellaria ventisette ebrei jugoslavi originari di Zagabria, la cui fuga era iniziata nell’aprile 1941, quando le truppe tedesche e gli Ustaschia, nazisti croati, avevano iniziato ad effettuare persecuzioni e deportazioni. A giugno 1941 il gruppo aveva raggiunto Spalato, occupata dai fascisti italiani che erano ritenuti meno crudeli dei nazisti; nel novembre dello stesso anno, i soldati italiani ebbero l’ordine di estradare tutti coloro che non risultavano residenti a Spalato prima del 1939 e il gruppo di ebrei fu costretto a decidere se essere internato in un Campo nelle isole dalmate oppure ad Asolo, in Italia. Scelsero quest’ultima possibilità e furono condotti, passando per Trieste e Treviso, in un Campo di internamento per prigionieri civili, da dove erano poi fuggiti dopo l’8 settembre 1943. Si erano diretti verso la riviera adriatica e a Bellaria trovarono ospitalità presso la Pensione Savoia di Ezio Giorgetti, al quale non svelarono subito la loro reale identità e si presentarono come profughi dell’Italia meridionale, in attesa di un’imbarcazione che dalle coste romagnole li riconducesse a Bari - che indicarono come loro città d’origine - già liberata dagli Alleati.

Dopo alcuni giorni, Ezio Giorgetti e sua moglie Libia Maioli capirono che i loro ospiti erano stranieri e chiesero spiegazioni a Ziga Neumann e a suo genero Joseph Konforti, unici due che parlavano correttamente la lingua italiana. I due ospiti dichiararono di essere ebrei jugoslavi e raccontarono la loro storia.

A questo punto Ezio Giorgetti, pur conoscendo i rischi a cui andava incontro, decise di accogliere la richiesta di aiuto del gruppo. Giorgetti ci confrontò con maresciallo dei Carabinieri di Bellaria, Osman Carugno, che garantì al gruppo il proprio sostegno. Giorgetti e Carugno offrirono la loro protezione fino alla liberazione, avvenuta nell’ottobre 1944.

Il gruppo di ebrei  - legati tra loro da vincoli familiari - rimase in un primo tempo alla Pensione Savoia, ma presto un ordine del generale tedesco Kesserling impose di evacuare tutte le abitazioni situate sul lungomare, perché dovevano essere destinate alle truppe tedesche. Giorgetti organizzò allora il trasferimento del gruppo di ebrei - divenuti trentotto perché altri nel frattempo si erano aggiunti e che divennero poi quarantuno- alla Pensione Esperia di Igea Marina e, quando anche questo luogo non fu più sicuro, in una tenuta di campagna nelle vicinanze di San Mauro Pascoli.
All’inizio del 1944 si rese tuttavia necessario un nuovo spostamento ed Ezio Giorgetti chiese ad Alfonso Petrucci, proprietario dell’Albergo Italia a Bellaria , di ospitare il gruppo di ebrei, che vennero presentati come cittadini italiani, amici personali di Giorgetti e del maresciallo Carugno; tutti i componenti del gruppo avevano documenti falsi con nomi italiani. Questa decisione fu piuttosto ardita, poiché Petrucci era di idee fasciste e alcune camere dell’albergo erano destinate proprio a Tedeschi e a camerati di passaggio. Sicuramente molti  – anche tra le autorità fasciste - vennero a conoscenza della situazione ma nessuno tradì il segreto, così il gruppo rimase a Bellaria fino all’inizio dell’estate del 1944, quando tutti i cittadini furono obbligati a lasciare la zona per ordine del generale Kesserling.
Giorgetti e Carugno cercarono allora una nuova località in cui nascondere il gruppo di ebrei e con l’aiuto di Giannetto Filippini, un parente di Giorgetti che commerciava in prodotti agricoli e bestiame, venne individuata Villa Labor, nel piccolo paese di Pugliano, nell’entroterra pesarese. La villa apparteneva agli eredi di Angelo Battelli , importante fisico e deputato al Parlamento del Regno d’Italia dal 1900 al 1913. Giorgetti sostenne anche economicamente il trasferimento a Pugliano.

Nel luglio ’44 i Tedeschi imposero però di lasciare libera la villa, destinata a diventare un ospedale militare, e il gruppo fu costretto a cercare un nuovo rifugio. Più volte Ziga Neumann e Joseph Konforti incontrarono Giuseppe Forcellini, Segretario di Stato agli Interni della Repubblica di San Marino, che offrì loro ospitalità e protezione. Il gruppo, tuttavia, preferì rimanere in zone poco abitate ed accolse la proposta degli abitanti di Pugliano Vecchio che, con grande generosità, misero a disposizione le proprie case e le proprie risorse alimentari.
Il 21 settembre 1944 le truppe tedesche finalmente lasciarono Pugliano e il 10 ottobre, dopo giorni di attesa per la pioggia incessante, il gruppo di ebrei riuscì a partire verso Ancona.
Il gruppo rimase a Pesaro un giorno, poi proseguì verso Ancona. Joseph Konforti ritornò a Rimini per salutare e ringraziare Ezio Giorgetti; il 14 ottobre Konforti raggiunse il gruppo dei propri compagni e familiari ad Ancona ed il 21 ottobre partirono in nave verso Bari, da dove salparono al più presto verso Israele.


Seminario di studi aperto alla cittadinanza
Mercoledì 12 marzo 2014, ore 15, Sala del Giudizio Museo della Città, via Luigi Tonini 1

Saluto di benvenuto di Irina Imola, assessore ai servizi al cittadino
Introduzione di Laura Fontana, responsabile Attività di Educazione alla Memoria

I Giusti d'Italia: uomini e donne comuni che prestarono soccorso agli ebrei perseguitati
Liliana Picciotto, ricercatrice presso il CDEC Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea

Il coraggio di condividere: Ezio Giorgetti e Osman Carugno
Patrizia di Luca, responsabile Centro di ricerca sull'immigrazione - Museo dell'Emigrante (Università di San Marino)

La memoria del bene e l'educazione alla responsabilità individuale
Gabriele Nissim, storico, presidente di Gariwo - La foresta dei Giusti