Forum dei giovani a Gerusalemme 2008

Silvia Missiroli racconta la sua esperienza al forum dei giovani a Gerusalemme

Silvia Missiroli ha partecipato al primo forum internazionale dei giovani promosso da Yad Vashem a Gerusalemme, dal 27 al 29 gennaio 2008, in rappresentanza degli studenti di Rimini che nell'anno scolastico 2006/2007 hanno partecipato al progetto educazione alla memoria.
Silvia ha vissuto un'esperienza unica, a contatto con giovani di tutto il mondo e ha potuto riflettere e discutere su temi importanti come l'intolleranza e il razzismo nella società contemporanea.
Le abbiamo chiesto di raccontare le sue impressioni per condividerle con tutti.

Il messaggio di Yad Vashem: "Non dimenticate la Shoah, combattete contro l'intolleranza e il razzismo, promuovete la dignità e i diritti umani"

Fermiamoci un attimo. Pensiamo al nostro passato, ai giorni vissuti, alle esperienze affrontate.
Ricordare i momenti significativi della nostra vita sembra facile, abbiamo ben chiaro nella nostra mente quel volto, quella città, quel sorriso, quell'errore. Spesso le fotografie ci aiutano,soprattutto nel far riaffiorare periodi lontani,magari un po' monotoni sui quali mai ci siamo soffermati. Ricordare tutto ciò che abbiamo vissuto, toccato con mano è compito pressoché impossibile. Ed è capitato a noi,a noi in prima persona.
La memoria è uno strumento fallace,penso che tutti possano affermarlo. Perciò compito ancora più arduo è ricordare,trasportare su di noi ciò che è successo ad altri,a persone lontane,di altre città,di altre generazioni,a persone che i più non hanno mai avuto l'occasione di incontrare. Quando queste persone sono i sei milioni di ebrei sterminati durante l'Olocausto penso,anzi,sono sicura che ricordare la loro tragica esperienza debba diventare un dovere.
Per questo motivo Yad Vashem, la scuola internazionale per gli studi della Shoah con sede a Gerusalemme, ha deciso di invitare per la giornata della memoria e per i due giorni successivi -27,28,29 gennaio- due giovani per ogni nazione del mondo. L'obiettivo principale era quello di guidarli nello studio del tragico evento avvenuto durante la seconda guerra mondiale affinché essi potessero capirne la grandezza e l'importanza dal punto di vista umano per poi poterle trasmettere ai cittadini delle loro rispettive nazioni.
Ho avuto la fortuna di partecipare,insieme ad un'altra ragazza,a questo primo congresso internazionale e,in qualità di rappresentante italiano,mi sento in dovere di esprimere ciò che ho visto,ascoltato e vissuto in un ambiente unico poiché profondamente legato al dramma dell'Olocausto.
Penso che tutti sappiano cos'è accaduto appena sessant'anni fa, proprio nel pieno della civiltà, nel pieno dell'età contemporanea. Costruendo in pochi anni un meccanismo razionale, perfetto nella sua abominio e follia, Hitler riuscì a trasformare l'antisemitismo,l'intolleranza,la discriminazione in Stato,dando vita ad un sistema legale e amministrativo che aveva come suo obiettivo principale lo sterminio sistematico del diverso,di colui che non apparteneva alla razza ariana. Più di sei milioni di ebrei furono annientati,prima psicologicamente e poi fisicamente nei campi di sterminio nazisti. Le principali vittime della furia nazista furono non soltanto ebrei, ma anche zingari, omosessuali, testimoni di Geova.
Le varie tappe del genocidio avvennero sotto gli occhi di tutti, intere famiglie scomparvero e nessuno,né vicini,né amici,né parenti ebbe mai l'istinto di chiedere,di alzarsi,di ribellarsi. L'unica eccezione è rappresentata da coloro che presero un'altra decisione, che ebbero il coraggio di fare la differenza, portando disinteressatamente aiuto alle vittime. Furono queste persone che poi ricevettero il titolo di Giusti tra le Nazioni dalla commissione internazionale istituita da Yad Vashem che li rappresentò all'esterno del museo,nel Viale dei Giusti tra le Nazioni,con alberi,simbolo di speranza universale. Tuttavia la maggior parte dei cittadini diventò complice,chi nell'azione,chi nel silenzio,chi nella paura,chi nella acquiescenza. Questo è ciò che realmente spaventa: senza accorgersene i valori morali, sociali, etici furono completamente sovvertiti e la zona d'ombra che,come disse Freud, risiede in ognuno di noi divenne sistema razionale. Nessuno poteva aspettarselo,come nessuno oggi può pensare che ciò possa accadere di nuovo. Però è successo e dunque dobbiamo ancor adesso stare attenti, interrogarci, analizzare più a fondo anche le più banali questioni e problematiche attuali.
Mai dobbiamo dimenticare che in ognuno di noi può nascondersi in qualsiasi momento un carnefice,uno spettatore,una vittima. L'Olocausto può ripetersi, magari in forme diverse;razzismo,xenofobia ed esclusione non sono relegati nel passato,la nostra lotta contro di essi deve diventare un impegno quotidiano.
Dobbiamo imparare dalla Storia, l'ombra della Shoah deve portarci a combattere contro l'intolleranza,la discriminazione,l'indifferenza per promuovere la dignità e i diritti umani.
Questi sono stati i messaggi principali trasmessi dal Ministro dell'Istruzione israeliano Yuli Tamir, dal direttore generale dell'UNESCO Koichiro Matsuura, dal Ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni e dal Presidente di Yad Vashem Avner Shalev a tutti noi, 116 giovani provenienti da 62 nazioni, lì insieme con un obbiettivo comune,quello di conoscere,capire e bandire i meccanismi universali di razzismo e intolleranza.
Per me è stato un grande esempio di condivisione: uniti nelle nostre diversità culturali,religiose, etniche sulle quali spesso ci interrogavamo affascinati e incuriositi, affrontavamo un tema comune,passato ma quanto mai attuale, percependolo nello stesso modo,inizialmente preoccupati e amareggiati,poi sempre più ottimisti nel vedere e nell'immaginare un mondo unito e forte nelle sue idee di tolleranza.
Nel prevenire che non accada di nuovo ciò che è accaduto negli anni bui della nostra Storia la memoria ha un ruolo fondamentale. Per questo l'essenza di Yad Vashem, nel cuore di Gerusalemme, è una stanza alle cui pareti sono appese le fotografie di tutti i "sommersi",volti che si rispecchiano in un grande lago di pietra nera al centro,simbolo dell'oblio,un'oblio da cui i visi riflessi sembrano voler fuggire per poter finalmente trovare posto sulle pareti, nella memoria. Questo è il posto dove quel numero impresso indelebilmente nella mente e sulla pelle delle vittime ridiventa nome,ridando loro un'identità e attribuendo alla loro morte un vero significato,un ulteriore obiettivo. Quello di fare ricordare. Di fare ricordare che non c'è limite alla cattiveria umana. Dobbiamo ricordare perché di anno in anno i sopravvissuti vengono meno e con loro la vera Storia, quella della paura,della sensazione di non sentirsi più uomo, dell'annientamento psicologico,una Storia che solo loro,e non i libri, sono in grado di raccontare.
Dobbiamo ricordare per il bene del nostro futuro perché,come disse Primo Levi nella Tregua "Dopo la disfatta la silenziosa diaspora nazista ha insegnato le arti della persecuzione e della tortura ai militari e ai politici di una dozzina di paesi,affacciati al Mediterraneo,all'Atlantico ed al Pacifico. Molti nuovi tiranni tengono nel cassetto la Battaglia di Adolf Hitler ;magari con qualche rettifica o con qualche sostituzione di nomi può ancora venire a taglio." Per tal motivo lo studio e la divulgazione dell'Olocausto dovrebbero essere integrati nel nostro sistema educativo e sociale. Questo chiedevano i deportati nelle loro lettere;dobbiamo fare in modo che il loro sacrificio non sia stato inutile. Chi ha vissuto l'orrore di quegli anni ci raccomanda di non venire impressionati dai demagoghi,di diffidare dai profeti e dagli incantatori,da quelli che scrivono e dicono belle parole non sostenute da buone ragioni. Impariamo dagli errori del passato. Ricordiamo. Rimuoviamo l'intolleranza e la discriminazione.
Questo è il mio messaggio. Questo è,soprattutto,il messaggio di Yad Vashem a tutto il mondo. Il messaggio di uno Stato,Israele, istituitosi con fatica sulle ceneri della Storia.

Silvia Missiroli