In occasione del Giorno del Ricordo (10 febbraio, in memoria delle vittime delle foibe, dell’esodo giuliano-dalmata, delle vicende del confine orientale) giovedì 10 febbraio 2011 alle ore 17.30, al Palazzo del Podestà (piazza Cavour) si è inaugurata la mostra fotografica Il confine più lungo: affermazione e crisi dell’italianità adriatica, sotto la direzione scientifica di Raoul Pupo, uno dei maggiori storici che da lungo tempo si dedicano a questi eventi e con la partecipazione dell’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, del Dipartimento di scienze politiche e sociali dell'Università di Trieste, dell’Associazione delle Comunità Istriane (erede del CLN dell'Istria), col sostegno della Regione Emilia-Romagna Assessorato alla Cultura, della Provincia di Rimini, dell'Istituto storico di Rimini e col patrocinio dell’Associazione ADES (Associazione AMICI e DISCENDENTI degli ESULI Giuliani, Istriani, Fiumani e Dalmati. Il titolo “Il confine più lungo” individua la lunga fascia che dalle Alpi Giulie scende lungo la costa dalmata fino alle Bocche di Cattaro.
É questa infatti l'area in cui fra '800 e '900 è avvenuto il processo di formazione parallela e competitiva dell'italianità e dello jugoslavismo, che hanno continuato a confliggere fin oltre la metà del secolo scorso. Questo processo, e i suoi tragici esiti, sono il tema della mostra, apologo di come la formazione delle identità nazionali - uno dei fenomeni sicuramente caratterizzanti la contemporaneità e di per sé generatore anche di virtù civiche e motore di lotte per la libertà - può condurre a conseguenze catastrofiche. Un esito del genere si è rivelato particolarmente frequente e devastante nei territori plurali, abitati cioè in epoca pre-nazionale da popolazioni diverse per lingua e tradizioni, che sono divenute oggetto nella fase della nazionalizzazione di intense politiche di omogeneizzazione capaci di stravolgere la fisionomia del popolamento.
Sotto questo profilo, le vicende dell'Adriatico orientale rivestono, purtroppo, un carattere esemplare.
La mostra – che è rimasta aperta (ingresso libero) tutti i giorni fino al 6 marzo - è parte di ampio progetto culturale e didattico dedicato alla storia del confine orientale italiano, avviato fin dall’inizio dell’anno scolastico mediante la realizzazione di un seminario di formazione per insegnanti, che ha portato a Rimini alcuni esperti di queste vicende storiche ancora poco conosciute e insegnate a scuola, e di un viaggio-studio a Trieste e al Memoriale della Foiba di Basovizza. Primo allestimento in Italia di notevole livello e rigore, con documenti di archivio, materiali video e testimonianze, la mostra si propone l’obiettivo di portare a Rimini e, successivamente, in tutta Italia, il frutto della ricerca di un gruppo di storici e ricercatori legati all’Istituto regionale per la storia del movimento di liberazione nel Friuli Venezia Giulia, al Dipartimento di scienze politiche e sociali dell'Università degli Studi di Trieste e all’Associazione delle Comunità istriane, coniugando da un lato l’approfondimento storico e dall’altro una conoscenza diretta dei luoghi di cui si cercherà di individuare caratteristiche e problematiche.