La didattica della Shoah – Viaggio Studio alla Scuola Internazionale per gli studi della Shoah YAD VASHEM - ISRAELE – gennaio 2007
Ho impiegato gli ultimi dieci giorni cercando di riordinare emozioni, informazioni, idee che questa incredibile esperienza mi ha suscitato, ma mi sono resa conto che il tempo dell’elaborazione sarà quello di una vita intera. Lo scopo principale del viaggio era quello didattico, cioè apprendere le strategie più aggiornate per avvicinare i nostri giovani studenti alla conoscenza e alla riflessione su questo evento storico europeo senza precedenti. Un evento che abbiamo il diritto-dovere di studiare come educatori italiani ed europei, lo sento come una mia responsabilità civile. Questo scopo è stato ampiamente raggiunto grazie alla ricchezza dell’offerta formativa, alla competenza didattico-metodologica dei relatori e al prezioso materiale, in parte generosamente regalato. Ho trovato geniale l’architettura e l’organizzazione del Museo Storico dell’ Olocausto, intesa a documentare per comprendere e non solo per commemorare, anche se dubito ci sarà mai una unica risposta convincente alle tante inevitabili domande. Gli interventi a carattere storico, politico e filosofico sono stati estremamente interessanti, e spesso ho compreso veramente in quel contesto ciò che avevo letto negli anni. Per esempio grazie alla relazione del Rav Roberto Arbib – Storia e Identità – ho capito tante sfumature dell’ opera di Chiam Potok scrittore ebreo americano. Il prof. Yehuda Bauer ci ha dimostrato, con filologica serietà, l’unicità dell’olocausto ebraico in relazione agli altri genocidi, restituendo a quest’ultimi una dignità che neanche noi europei ancora abbiamo interiorizzato. Ma anche i relatori, con le cui teorie e ipotesi non mi sono trovata completamente d’accordo, hanno comunque stimolato in me un grande desiderio di approfondimento, e inevitabilmente una comprensione profonda del loro sentire ancora paura. Per esempio come cattolica non condivido la completa condanna di PioXII, senza nulla togliere alle sue responsabilità di papa. Lo studio andrebbe rivolto anche alla funzione secolare della Chiesa; così come credo che l’antisemitismo, che ha portato alla soluzione finale, sia una creatura nazista e tedesca ,che molto ha a che fare con l’irrazionale tipico tedesco, che viene da molto lontano e che cerca di nascondersi dietro il maniacale perfezionismo organizzativo. Con chiarezza ci hanno dimostrato il passaggio dall’antigiudaismo all’antisemitismo e con altrettanta convinzione ce ne hanno fatto rilevare gli inquietanti aspetti ancora attuali. Ecco quindi che il ritorno è pieno d’ importanti progetti, dovuti alla convinzione che sia fondamentale combattere, ognuno nel proprio piccolo, ogni tipo di pregiudizio e intolleranza. La Preside del nostro Liceo Scientifico, dopo avermi ascoltato, ha ipotizzato di inserire nel nostro POF d’Istituto un obiettivo generale che permetta un lavoro permanente di educazione alla tolleranza, graduale dalla prima alla quinta liceo. Ci ha inoltre incaricato di organizzare il Giorno della Memoria per tutto l’Istituto. Io e la collega Faberi abbiamo così coinvolto i consigli di classe e per i giorni precedenti il 27 e per il sabato stesso tutto è ormai pronto (letture, film, visita alla mostra su Edith Stein organizzata dal Comune di Cesenatico). Questo è solo un inizio. Vorrei infine rinnovare i miei ringraziamenti a Laura Fontana e al Comune di Rimini per avermi permesso di partecipare a questa esperienza strepitosa, all’organizzazione dell’Istituto Yad Vashem che ci ha quasi “coccolato” con premurose attenzioni, durante i non facili nove giorni di corso.
Cesena 24 gennaio 2007
Alma Imolesi