Riflessioni del viaggio Polonia 2006

Viaggio studio a Auschwitz (Polonia) 5-9 Aprile 2006
Qui di seguito le riflessioni di alcuni partecipanti.

Mi scuso per l’enorme ritardo ma, non controllando mai l’@mail mi sono accorta solo ora di aver sbagliato l’indirizzo di posta elettronica (progetto anziché progetti)…ops!!
Anche se (ormai) in ritardo ci tenevo a farle conoscere le mie impressioni e la mia immensa e sincera gratitudine verso tutti coloro che, ci hanno guidato lungo questo particolare percorso storico e umano.
Sono infiniti i grazie che rivolgo a lei che con occhio critico e attento è stata in grado di presentarci con grande oggettività e competenza tutto il periodo del Terzo Reich, e non solo.
Ero gia stata ad Auschwitz I e Birkenau da piccola con i miei genitori.
Sono sempre stata abituata a viaggiare molto e purtroppo non ricordo tutti i luoghi visitati. Stranamente nella mia mente di bambina ricordavo ancora quel viaggio in modo nitido ma, non perché i miei genitori me lo avessero presentato come un luogo di crudeltà e di sterminio. A dire il vero non ricordo nemmeno cosa mi dissero durante la visita al campo. Ricordo solamente quando a Cracovia ho visitato le sinagoghe e tutto il quartiere ebraico e i miei genitori mi hanno spiegato un po’ cos’era l’ebraismo. Ero ancora troppo piccola per capire tutta la situazione.
A Ottobre quando è arrivata la proposta del Comune sono stata una delle prime a scuola a dare l’adesione. Dentro di me, mentre studiavo quel periodo tornava sempre in mente il mio viaggio e non mi bastavano le spiegazioni dei libri di storia (a volte troppo fissati su date e trattati)sui luoghi da me visitati. Tornando, quasi 10 anni dopo, ad Auschwitz avevo una gran sete di conoscere e di non sprecare neanche un attimo di questa preziosa opportunità. Le sensazioni provate sono incredibili e non tanto per il senso d’angoscia che, comunemente tutti provano ma, più che altro, un senso d’incapacità nel sentirsi tanto piccoli ed impotenti.
Credo che ad Auschwitz non si debba tornare come per visitare un “grande cimitero”, a portare fiori (che in ogni caso non sarebbero adatti) ed a versare lacrime ma, dovrebbe essere un’opportunità per la nostra generazione di rendersi conto di come nella vita tutto sia in bilico e l’unica cosa da fare sia poter essere liberi di scegliere. Le milioni di persone uccise (ebree e non) sono state private prima della loro dignità e della libertà, poi della loro vita. Penso che più di mille parole e spiegazioni, mi abbia trasmesso qualcosa di unico vedere Shlomo camminare assorto nei suoi pensieri.
La prima volta nei campi mi ero posta tante domande, molte della quali hanno trovato risposta in questo secondo viaggio, grazie alle tante spiegazioni. Soprattutto, mi sono resa conto di come ogni volta scaturiscano nuovi interrogativi,sia a livello storico sia a livello personale.
Mi scuso se sono stata un po’ lunga… sul foglio c’era scritto poche righe… solitamente sono silenziosa e tendo a non parlare di me ma, questa volta ho voluto fare una piccola eccezione donandole questa, veramente piccola, parte delle mie impressioni.. è il mio modo per ringraziarLa infinitamente!            
Anna Lisa Ciavatta


Vi ringrazio per la possibilità che mi avete dato a partecipare a questo viaggio unico e indimenticabile ad Auschwitz – Birkenau.
Anche a distanza di tempo, ricordo perfettamente quello che provavo durante la visita dei campi, quando ascoltavo attentamente Shlomo e non mi lasciavo perdere neanche una sua parola.
La sua testimonianza è stata importantissima e mi rendo conto di quanto sia fortunata ad averlo conosciuto e sapere che ciò che ci ha trasmesso rimarrà con me per sempre,arricchendomi e rendendomi ancora più grande, più consapevole riguardo gli orrori accaduti. Sono grata anche alla gentilissima signora Venezia che con il suo carattere e amore ha dato forza al caro Shlomo.
Questa esperienza è stata veramente profonda.
Cevoli Erika - Istituto L. Einaudi


CAMPANE                                                                                                                                             
No campane tonanti
Non chiamate gente in chiesa
Chiamate soltanto perché vengano
Quelli che non vollero dèi da venerare
Coloro che pensarono di trovare Dio più tardi
E hanno sputato sulle formule
(concime d’incoscienza di molti)
Per le quali oggi il mondo trabocca Farisei
Solo quando essi saranno assieme
Nuove campane si udranno
Messaggi di speranza
Fatta per distruggere le chiese
Che vogliono dividere gli uomini
Solo allora campane tonanti
Come nelle favole
Ci parlerete del passato
E non di dèi
Che il tempo demolì
Ci parlerete solo
Di uomini e di dolore

1971

NEMESI
Nemesi
Non dimenticare
Non dimenticare mai
Non devi dimenticare

Marzo 1972

Quando mi è stato chiesto di esprimere un parere in merito al viaggio-studio ad Auschwitz  organizzato dalla dott.ssa Laura Fontana, mi sono sentito stupito. Diciamo pure che mi sono sentito urtato e letteralmente “preso in giro”. Sì, “preso in giro”; un po’ come ci si sente davanti ad una domanda che per te ha una sola risposta, che per te è ovvia e scontata. Un po’ come se mi chiedessero: “Perché vuoi essere felice?”
Io, personalmente, rimarrei ammutolito. Io voglio essere felice, perché rientra nella mia natura: l’uomo è fatto per essere felice.
Che dire dunque a chi mi chiede le mie impressioni su questo viaggio? Di primo acchito, a me verrebbe spontaneo non dire proprio nulla. Lo guarderei fisso negli occhi, tenterei di scrutare la profondità del suo animo e della sua sensibilità e lo inviterei a fare altrettanto. Lo inviterei a guardare dentro di me. Oh, se fosse veramente capace di guardarmi! Noterebbe tante cose che non sono esprimibili a parole!
Per prima cosa noterebbe una persona cambiata. Non si è più gli stessi dopo un’esperienza simile. Si muta nel profondo, si cresce e si matura. Ci si rende consapevoli che l’uomo è una “cosa” strana.
Ci si rende consapevoli che l’uomo, la creatura per eccellenza, è capace di grandi atrocità e di grandi opere di bene al tempo stesso. Ma l’atrocità più grande, l’uomo la commette quando si dimentica dell’uomo. Non tanto quando uccide: si può uccidere per fame, disperazione. Ma quando l’uomo, o meglio, una ristretta cerchia di uomini decide che tutta la società deve essere totalmente asservita alla manovella del potere, allora la società non è più composta da uomini, ma da rotelline di un ingranaggio che si riserva il compito di sostituirle quando esso ne sente necessità.
Ho scelto due poesie, che ho posto in alto a questo foglio, come apertura a questa mia riflessione. Queste poesie sono state scritte da Alekos Panagoulis, della cui vita ed esperienza qui non è opportuno parlare, ma che, secondo me, ha colto a pieno due concetti fondamentali, che io vedo profonadamente legati alla nostra esperienza ad Auschwitz: la prima lirica si rivolge alle campane. Egli invita queste ultime a non suonare più per chiamare in chiesa ( la chiesa è da interpretarsi in senso figurato: per chiesa si intendono le ideologie del novecento, che si sono comportate come “religioni laiche”, che hanno diviso la storia in modo manicheo e che hanno prodotto morte e distruzione) gli uomini comuni. Egli chiede alle campane di riprendere a suonare solamente quando sarà evidente la vittoria di tutti coloro che non si sono asserviti a nessuna forma di potere e che hanno avuto a cuore il bene comune.
Cos’è stato infatti il nazionalsocialismo, insieme all’ideologia comunista, se non una “religione-laica” che ha fatto leva sull’uomo-massa per controllarlo e per sottrargli la propria identità?
La seconda poesia, dal contenuto alquanto esplicito, si commenta da sola: è un invito alla Memoria: se vogliamo essere degni testimoni delle sofferenze dei tanti ebrei morti ammazzati nei campi di Hitler, possiamo fare solo una cosa: ricordare. Ricordare per conoscere e per non ripetere. Ricordare per cercare di smentire quanto predicava Quasimodo in “Uomo del mio tempo”.
Lo so, lo so che tutte le cose scritte fino ad ora da me, sono banali e scontate. Ma non è forse vero che tutte le cose banali e scontate sono spesso le prime ad essere dimenticate?
Non è forse vero che con la scusa che sono cose banali e scontate le allontaniamo dalla nostra mente e dal nostro cuore?
L’Amministrazione Comunale ci ha fatto uno dei più bei regali che potesse farci:  ci ha regalato una settimana di riflessione e di educazione; ci ha regalato la consapevolezza di essere uomini; e a chi avesse l’ardore di insinuare che i proventi spesi dal Comune potessero essere utilizzati in altri modi, magari più “proficui” o redditizi, io dico: certo. Verissimo. Ma allora dovrebbe ammettere che investire nell’istruzione sia uno sperpero; allora dovrebbe anche dire di non riconoscersi nel principio sancito dalla nostra costituzione che tutela il diritto allo studio: studiare infatti non significa imparare a memoria la pagina del libro; studiare significa imparare e maturare allo stesso tempo. E come si possa non riconoscere che “toccare con mano” sia un’esperienza diversa dal “sentito dire”, io francamente, non lo capisco e non lo tollero.
Perciò,è doveroso un ringraziamento a tutti gli organizzatori e i finanziatori del viaggio, in primis il Comune di Rimini, che hanno reso possibile questa nostra occasione di arricchimento personale.
Un ringraziamento speciale va a Shlomo Venezia e alla moglie Marika, senza i quali certamente, il tutto non sarebbe stato possibile.
Andrea Usai


L' esperienza ad Auschwitz finanziata dal comune, è stato un viaggio particolare, in cui tante emozioni si sono mescolate tra loro. Ritengo che l'opportunità che mi è stata offerta ,sia di grande importanza
poiché il nostro accompagnatore, è stato un testimone autentico di ciò che si è verificato nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale. Vorrei sottolineare questo fatto, perché quando abbiamo
visitato Auschwitz- Birkenau c'erano numerosi gruppi di ragazzi e comitive insieme a noi,ma la grande differenza era che il nostro gruppo era guidato da Shlomo, ex deportato, e i loro dalle guide locali polacche. È proprio questo che fa la differenza! È questa l'importanza dunque, di visitare luoghi come questi,densi di ricordi mescolati a dolore e terrore, con dei testimoni, persone che hanno realmente vissuto all'interno del lager e che fortunatamente sono riusciti a sopravvivere. Essi rappresentano per le generazioni future, un'importante fonte i ricchezza, perchè nonostante il dolore e l'amarezza che devono sopportare, sono in grado di fornire una testimonianza autentica del loro vissuto, e chiedono che ciò non venga dimenticato e sepolto, ma rimanga vivo nella memoria di ogni persona, affinché ciò che è stato non venga dimenticato. Questa esperienza si potrebbe considerare come il passaggio del testimone che Shlomo ci ha offerto, perché la memoria dei fatti venga continuamente trasmessa e tutto quello che si è verificato non accada più.
Navarra Caterina


Mercoledì 5 aprile 2006 h. 6.30
Come ogni mattina suona la sveglia e mi preparo per andare a scuola. Poi vedo la valigia, è vero oggi devo partire per Auschwitz, non è un giorno come tanti altri…E via in pullman, poi in aereo e di nuovo in pullman…alla fine sono arrivata in Polonia! Ancora non mi rendo conto fino a venerdì quando finalmente i miei occhi possono vedere e le mie orecchie sentire la voce di Shlomo raccontare gli orrori che ha provato e vissuto. Mi sembra di rivivere io stessa quello che sta dicendo perché nonostante  siano passati sessant’anni riesco a respirare ancora l’aria e il clima di perenne sofferenza e tensione. Shlomo racconta…e il mio cervello cerca di “imprigionare” dentro la mente ogni singola parola, immagine, emozione, lacrima (anche se queste Shlomo cerca di trattenerle). Lo ascolto attentamente perché così potrò essere anch’io una testimone, per diffondere e “gridare” al mondo la sua e la mia esperienza e cercare di non far dimenticare quello che è accaduto e permettere che sia rifatto. Quei due giorni dentro il campo mi hanno cambiata, sento che sono diversa anche perché ho visto cose che ti scuotono l’anima. Presto è arrivata domenica, il mio viaggio si è concluso, torno alla mia vita quotidiana, ma sicuramente non sarò la Chiara di prima. Qualcosa è stato marchiato a fuoco, è diventato indelebile…ancora di preciso non so cosa sia, spero di scoprirlo presto. Mi sento privilegiata perché ho avuto la possibilità di visitare “il campo dell’orrore” con una guida speciale. Per questo motivo l’esperienza è stata ancora più formativa, particolare, perché queste persone, come Shlomo, sono sempre meno e non tutti sono così fortunati come me, di poterli incontrare.
[ . . . ]
Domenica 9 aprile 2006 h. 20.30
Sono di nuovo a casa, ormai è tutto finito. Sono tornata con un bagaglio in più, pieno di parole, racconti, storie, sensazioni che sono troppo”pesanti da sopportare”, ma che per fortuna diventano “leggere quando trovi qualcuno cui narrare”.
Grazie.
P.S.  Gli orrori, comunque non sono stati commessi solo in Germania e da Hitler. Riterrei quindi opportuno che, per correttezza nei confronti della storia, venissero ricordate anche queste altre vittime.
Chiara Carlini


Sono Alessandro Di Domenico (itg Belluzzi).
Mi scuso per il ritardo, ma mi sono trasferito, e tuttora non ho la linea telefonica.
Ora sto scrivendo dal computer della scuola.
E' stato un viaggio molto istruttivo, ben strutturato.
L' unica cosa sarebbe farlo durare almeno un giorno in più, per approfondire con più calma le tematiche proposte.
Aggiungo una poesia che ho scritto dopo il viaggio.
Non è nulla di che, ma mi è venuta spontanea:

“Scema il ricordo dell’ umana ventura
Cade il rimorso del carnefice salvato
In polvere mutano le macerie
In favole cade la storia
Cambiano le idee, crolla il sospetto
Il tempo continua il suo inarrestabile corso
Ma un barlume brilla nel buio
La conoscenza che le nebbie abbatte
Che il ricordo non cada nell’ oblio
Che la ciclica storia non ripeta i propri errori
Facciamo sentire la nostra voce
Facciamo sentire la Loro voce
Delle infinite vite stroncate
Delle infinite storie cambiate
Ascoltiamone il lamento senza fine
Non ignoriamo i nostri doveri
Teniamo alta la testa ricordando gli errori
Affrontiamo i nostri fantasmi con la speranza nel cuore.”

P.S.
Lo so è orrenda….
Che rimanga tra me e te….     
Alessandro Di Domenico


In realtà, il giorno prima di partire, ero andata un pò di panico all'idea di dover affrontare questo viaggio senza una persona particolarmente a me vicina, che sarebbe stata in grado di tirarmi su nei momenti di debolezza!
Ho avuto la possibilità di fare questo importante viaggio, in cui si è affrontato un tema che sempre ha urtato la mia sensibilità e curiosità.
Temevo si sarebbe rivelato un viaggio assai pesante, specialmente a livello emotivo, ma indubbiamente l'organizzazione ottima a fatto si che ci potesse restare la forza di questa esperienza! Credo inoltre che la scelta di visitare la città di Cracovia sia stata ben pensata, forse per darci la possibilità di distrarci e per riprenderci dalle forte emozioni!
E' stato molto forte ascoltare Shlomo, tutto lo studio preparato, ma quanto tempo avrò bisogno per poter raggiungere una piena coscenza delle sue parole questo ancora non so dirlo!
Un grazie sincero perchè ho avuto questa possibilità e uno scusa se ho esitato ad essere entusiasta!
Vorrei aver reso una vaga idea di cosa ha significato per me tutto il percorso svolto,sostenendo la continuità di questo lavoro anche con altri ragazzi!
Grazie
Cristina Astolfi


Studiando sui libri, mi ero fatta un’idea di come poteva essere un posto come Auschwitz, ma devo dire che , grazie a questo viaggio, trovarmi davanti alla realtà  di quei luoghi mi ha lasciato sorpresa.
Sarà un luogo comune, ma vedere per credere penso che sia una frase mai più opportuna.
Forse proprio perché non potevo  immaginare come fosse realmente, l’impatto è stato per me un momento di forte riflessione.
Sicuramente essere presente in un posto dove si sono consumati dei delitti atroci,mi ha fatto vedere questi luoghi con uno spirito angosciato, pensando alla sofferenza di persone innocenti sacrificati per una causa ancor oggi incomprensibile.
Questa esperienza ha risposto a molti quesiti che mi ero posta, ma allo stesso tempo ha fatto sorgere in me domande alle quali non so rispondere: com’è possibile che nonostante la testimonianza a disposizione di tutto il mondo di luoghi come questo e di persone che hanno vissuto queste esperienze, vi sia ancora oggi l’esistenza di guerre con relativi eccidi di persone innocenti, ma ancora più in generale di conflitti tra gli uomini.
Sono orgogliosa di aver avuto questa opportunità, il ricordo di tale esperienza mi resterà dentro per tutta la vita e mi rende felice poter raccontare a chi non ha mai visto quei posti ciò che ho appreso grazie a questo viaggio.
Selene Lucchesi


Ho avuto la possibilità e la grande “fortuna” di aver potuto partecipare ad un’esperienza unica e indimenticabile come il viaggio-studio ad Auschwitz-Birkenau.
E’ difficile dire le mille emozioni che ho provato perché sono indescrivibili,forse un misto di paure, angosce, compassione nel vedere cosa potevano fare degli uomini ai propri “fratelli”, delle immagini che raccontate,sì, fanno star male, ma che viste nel luogo dove realmente sono accadute, ti lasciano così a riflettere, senza parole,solo con un grande senso di vuoto e con tanti pensieri inutili che ti passano per la testa e con un grande interrogativo, a cui nessuno può dare una risposta: perché è accaduto tutto ciò e perché nessuno ha fermato ed impedito una cosa del genere?
Ancora più emozionante è stato aver potuto partecipare con un grande testimone come Shlomo Venezia, al quale vanno infiniti ringraziamenti per tutto ciò che ha trasmesso a noi ragazzi e per aver condiviso con noi questa significativa esperienza.
Un particolare grazie va anche alle organizzatrici ed al Comune che hanno potuto farmi vivere questa esperienza che da tanto tempo volevo fare, regalandomi un viaggio unico, reso ancora più speciale dalla presenza del caro Shlomo, lasciandomi così un ricordo indelebile, crescendo con la speranza di essere e diventare una persona attiva per l’educazione alla memoria e per fare in modo che tutto ciò che in passato è successo, attraverso la memoria non accadrà mai più e per non dimenticare tutte le vittime e i sopravvissuti.
Carlotta Magnani - Istituto professionale L. Einaudi


Salve a tutti. Come prima cosa in assoluto volevo ringraziare tutti quelli che mi hanno permesso di partecipare e vivere questa fantastica esperienza, credo proprio che mi rimarrà dentro per tuta la vita e fidatevi non sono le solite frasi fratte.
Questo viaggio è stati veramente positivo in tutto, ho cercato in questi giorni qualche aspetto negativo da potervi segnalare come consiglio per una futura esperienza ma non ne ho trovato nessuno. I miei più sinceri complimenti vanno sicuramente a Laura fontana per la preparazione, il pugno duro per “dirigere” 40 ragazzi, la grande voglia e passione nel cercare di tramandarci più informazioni possibili e nell’essere riuscita a organizzare un viaggio estremamente unico con la visione di luoghi non conosciuti nemmeno dalle guide locali!!!!!!!
Maria Carla Monti è stata davvero un punto di riferimento a cui potersi rivolgere per ogni nostra piccola esigenza, alla quale rispondeva sempre con estrema gentilezza e cortesia. Per quanto riguarda Lidia e Francesca si erano già mostrate all’altezza duranti le lezioni.
Il viaggio è stato perfettamente organizzato in ogni minimo dettaglio. Il tempo riservato ad ogni singola visita, a mio parere, era più che sufficiente senza diventare mai troppo. La fatica è stata del tutto sopportabile.Non so chi leggerà questa e-mail comunque ci tenevo ad informarvi che il mio professore di storia mi ha permesso di tenere una lezione in classe di due ore (avrò addirittura bisogno di una terza ora fra qualche giorno per completare il discorso) per mostrare ai miei compagni di classe le foto scattate al campo e un breve contesto storico tutto unito da me in una presentazione a powerpoint; bè i miei compagni si sono mostrati più che attenti visto il silenzio che regnava nell’aula, le domande non mancavano e dai commenti ricevuti alla fine credo proprio di aver smosso i loro animi e di avergli trasmesso almeno una minima parte di quello che io ho provato stando li sul posto con voi. Ci sono riuscita grazie alle foto, ai racconti che ho riportato e alla enorme preparazione ricevuta da questa esperienza quindi un ulteriore ringraziamento anche per questo.
Le emozioni sono state davvero forti e che dire di Shlomo? Ha reso questo viaggio una cosa unica e indimenticabile; i suoi racconti arrivavano con una tranquillità sorprendente e poi provocavano un caos assoluto all’interno di ognuno di noi. Lui parlava con il sorriso sulle labbra, sereno, non esisteva rancore o rabbia nella sua voce, sembrava un nonno che racconta una favola al proprio nipotino, sembrava che non ci volesse turbare più di tanto, sapeva che non poteva caricare quei racconti con le sue emozioni personali perché già così sarebbero stati pesanti per ognuno di noi. allo stesso tempo non ha mai usato mezzi termini, non ci ha mai nascosto nulla o proibito di sapere qualsiasi cosa, era un libro aperto li a nostra disposizione; si questa era la cosa più grande, la sua disponibilità perché nonostante quello che ci ha raccontato l’avrà ormai raccontato mille volte nella sua vita, avrà ripetuto le stesse cose un infinità di volte, Shlomo aveva voglia di parlare, aveva voglia di raccontare senza mai smettere: questa è una delle cose che più mi ha colpito di lui, la voglia di non smettere di parlare, di rispondere alle nostre domande senza tregua senza fine.
Shlomo in conclusione è stata l’aggiunta migliore che si potesse fare ad un viaggio. Già benissimo organizzato, quindi io pregherei il comune di non smettere di finanziare questa cosa, anzi di continuare a dare la possibilità ai giovani di conoscere, di entrare in contatto anche con le brutalità del passato prima che la memoria e le prove svaniscano del tutto. Date la possibilità ad altri ragazzi di vivere questa esperienza unica che credo che tutti dovrebbero compiere. Grazie di tutto
Linda Rossi