La didattica della Shoah – Viaggio Studio alla Scuola Internazionale per gli studi della Shoah YAD VASHEM - ISRAELE – gennaio 2007
Mi è stato chiesto di descrivere le mie impressioni sul Seminario sulla didattica della Shoah al quale ho partecipato nei giorni scorsi a Gerusalemme presso Yad Vashem. Mi sembra scontato evidenziare quanto il Seminario sia stato ampio, approfondito, interessante oltre che impeccabile nella organizzazione, quindi mi soffermerò solo su quello che mi ha trasmesso a livello emotivo. Sento infatti che pur essendo rientrata a casa già da qualche giorno, avendo già ricominciato il mio lavoro in classe, la mia mente torna ancora molto spesso a Yad Vashem. Mi trovo molto spesso a ripensare a quanto ho imparato dai vari interventi per contenuti e metodi, rivedo gli oggetti del museo, i memoriali, i monumenti; solo un’esperienza molto coinvolgente rende difficile scrollarsela di dosso appena termina. Ho partecipato a molti convegni e corsi, anche sulla Shoah, ma mai avevo ricevuto, oltre ai contenuti, la necessità di trasmettere in classe, per quanto possibile, l’emozione che ho provato. Il punto di forza di Yad Vashem, non riproducibile in nessun corso qui in Italia, è quello di averci permesso di OSSERVARE molti diversi “luoghi” in un solo posto: le famiglie coinvolte nella Shoah, i ghetti, i campi, le deportazioni attraverso gli interventi, i racconti, le foto, gli oggetti, la musica, i nomi, i memoriali, i monumenti. Quando dico OSSERVARE lo intendo in termini scientifici, (sono un insegnante di scienze e geografia!), cioè come primo passo fondamentale per conoscere e cercare di capire, formulare ipotesi. Posso aggiungere che dal punto di vista professionale dopo aver frequentato il Seminario, sento di possedere strumenti e metodi per affrontare in classe un argomento così delicato nei confronti del quale è possibile avere pudore tale da trovare difficile scegliere l’approccio più efficace. Quindi posso semplicemente concludere che l’esperienza è risultata molto valida sia dal punto di vista umano che professionale.
Grazie ancora Prof LUCIA FAROLFI, Istituto Belluzzi, Rimini