L'ATTIVITA' DI EDUCAZIONE ALLA MEMORIA
Dal 1964 ad oggi, sono più di duemila i ragazzi delle scuole di Rimini che hanno avuto l'opportunità di approfondire la conoscenza storica della deportazione e della Shoah, visitando un campo di concentramento o di sterminio, o un luogo della memoria. Rimini è stata la prima città italiana a promuovere e finanziare viaggi studio ai lager nazisti per i giovani, avviando un'iniziativa che si è poi consolidata nel tempo, assumendo dalla fine degli anni Novanta la forma di un vero e proprio progetto didattico articolato lungo un intero anno scolastico.
Oggi, il progetto Educazione alla Memoria di Rimini è riconosciuto a livello nazionale e internazionale come un modello e riferimento qualificato per l'insegnamento della Shoah e la trasmissione della memoria alle giovani generazioni. Il senso dell'attività dell'Amministrazione Comunale con il Progetto Educazione alla Memoria è molto ben espresso dalle parole di uno dei tantissimi studenti che in questi anni hanno partecipato ai seminari e ai viaggi-studio.
Che senso ha ricordare?
Parlare della Shoah è difficile, è complesso.
Le contraddizioni, le ambiguità, le ambivalenze sono molteplici.
Il solo punto sul quale noi possiamo insistere è il perché siamo qui, a Berlino, oggi a Sachsenhausen.
Le nostre ragioni iniziali potevano essere banali: il desiderio di viaggiare; l'interesse per il periodo storico e la volontà di renderlo reale, distaccandosi dai libri di testo; la curiosità di vedere una città importante, magari nuova; spesso era una necessità di chiarezza. Già l'essere qui è un impegno perché questo non accada più, dove 'questo' è l'enormità dell'orrore, ma soprattutto la condizione decisiva di spettatori, coloro che nel momento del crimine decidono di non opporsi. Questa esperienze ha tutte le caratteristiche per renderci coscienti e personalmente coinvolti, ma è purtroppo evidente che ognuno di noi deve filtrarla e scegliere come reagire. E' comunque vero che tante più persone hanno l'opportunità di viverla, più forse potranno scegliere di non essere passive. Vi sono due conoscenze: l'una teorica, cioè lo studio del fatto storico, e l'altra emotiva, ovvero il vivere e il ripercorrere il fatto storico. L'interesse e le competenze non possono che influenzare e modificare la sensazione in un rapporto reciproco e intercambiabile. Perché il fatto storico sia nostro, è necessario sperimentarlo direttamente. i luoghi allora permettono la comprensione. Con tutto quello che osserviamo dobbiamo metterci in relazione: vi è l'incontro tra il proprio modo di essere e ciò che il luogo ha da offrirci. Il risultato è il porsi sempre nuovi, altri interrogativi, seguendo la linea guida che il Progetto di Educazione alla Memoria ci ha fornito. L'osservazione attenta e la precisione sono gli strumenti per trovare quelle domande, l'oggettività e la sicurezza dei dettagli ci portano alla ricchezza di una visione più ampia.Attraverso il dialogo possiamo trovare possibili risposte alle nostre domande, e poi ancora fare scaturire nuovi interrogativi, in un meccanismo progressivo e sempre positivo. Benché il confronto sia basilare, dobbiamo ricordare che il percorso è individuale, impegnativo, difficile, ma unico.Certe situazioni si creano, certe contingenze tendono a riproporsi in maniera differente. Non tutto è passato, non possiamo credere che una volta accaduti gli eventi siano conclusi per sempre. La società è fatta del nostro essere, dei rapporti tra gli uomini e cambia nel momento in cui l'uomo agisce.
Noi oggi non possiamo dunque non sentirci investiti di una responsabilità. La differenza sta nel nostro atto: discriminazione razzismo, indifferenza sono gli ostacoli da sormontare con una maggiore consapevolezza. Anche nell'emozione, nella nostra sensibilità c'è la libertà di fare una scelta.
(Simone Amati, Gaia Garuffi, Claudia Giorgini, Giada Molari, Irene Aurora Paci, Lucia Pezzola) Anno Scolastico 2010/2011
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"Non è stato un viaggio accomodante, non siamo stati trattati come studenti da guidare, non ci siamo riposati e sicuramente la scelta più facile era quella di sbattersene del corso della memoria e mandarlo veramente alla memoria. Eppure noi eravamo lì, come molti altri non hanno potuto, voluto o saputo fare nonostante un iniziale interesse.
Al ritorno rimane l'orgoglio di avercela fatta, la felicità vera di avervi conosciuto e soprattutto un ringraziamento di tutto cuore a chi ha reso possibile questa esperienza per sé e per gli altri, ma soprattutto per un grande senso di responsabilità verso ciò che siamo e decidiamo di essere, perché alla base di tutto c'è comunque una scelta.
Questa è stata veramente ottima!
Con affetto, a Laura, Carla, Daniele e al nostro unico gruppo!"