DA CHE PARTE STARE? IL TEMPO DI SCEGLIERE. La Shoah, lo sterminio degli ebrei d'Europa (1939-1945). Persecutori, vittime, spettatori, resistenti

Attività per l'anno scolastico 2016/2017

In memoria di tutti coloro che durante la Shoah, in condizioni estreme e di barbarie assoluta, scelsero il Bene a rischio della propria vita e per proteggere l'umanità dal proprio baratro.

Attività promossa dal Comune di Rimini con la partecipazione dell'Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Italia Contemporanea della Provincia di Rimini in collaborazione con ANPI (Associazione Nazionale Partigiani d’Italia) di Rimini,  Alcantara Teatro Ragazzi, Associazione Culturale Mare di Libri, Libreria Viale dei Ciliegi 17, Associazione culturale ARE ERE IRE - Cibo per giovani menti, Storia per Tutti

Il tragico bilancio della Seconda guerra mondiale con 50 milioni di morti (30 milioni solamente in Europa) di cui due terzi tra i civili e un genocidio di proporzioni mai raggiunte prima nella storia dell’umanità – la Shoah, con 6 milioni di ebrei assassinati – sembrava aver tracciato un confine invalicabile. Non solo per il numero di vittime e per il livello di violenza perpetrata grazie al progresso delle armi e della tecnologia omicida (le camere a gas, la bomba atomica), ma perché spostando il confine della barbarie oltre l’impensabile e l’indicibile aveva segnato una frattura insanabile nella civiltà. Sterminare (ausrotten), il verbo usato dai nazisti nei confronti degli ebrei e, più in genere, in uso nel linguaggio politico-militare dell’epoca, indicava qualcosa di più radicale dell’uccisione fisica, intendendo letteralmente lo sradicamento anche della memoria di coloro, die Juden (gli ebrei), che erano concepiti come nemici assoluti e simbolo del male. Heinrich Himmler, l’architetto della Soluzione finale, usò più volte l’espressione “far sparire dalla terra questo popolo” e non era una metafora. Con la creazione dei centri di sterminio dotati di camere a gas per assassinare in massa gli ebrei (e alcune migliaia di Sinti e Rom), a Belzec, Sobibòr, Treblinka e poi Auschwitz-Birkenau, il nazismo voleva disintegrare in particelle invisibili i corpi delle vittime, cancellandone anche il ricordo e negando loro persino l’umanità nella sepoltura, dal momento che la morte era intesa come un’operazione di disinfestazione totale. Se una guerra finisce con la conquista territoriale di uno spazio e con la dominazione dell’avversario, una guerra di annientamento e, ancor più, un genocidio come è stata la Shoah non finiscono mai nelle intenzioni dei carnefici, almeno fino a quando l’ultimo appartenente al gruppo preso di mira dai carnefici non può essere catturato e distrutto. Per questo, la Shoah, crimine pensato e perpetrato dalla Germania di Hitler, ha costituito un genocidio senza confini territoriali (tutti gli ebrei erano condannati a morte) e senza cause diverse dall’idea che gli ebrei fossero un popolo che non meritava di vivere. Gli ebrei europei sono stati uccisi unicamente per la colpa di essere nati, con la complicità di molti, tra cui l’Italia fascista che fu uno dei primi Paesi a promulgare una legislazione antisemita, e in un’indifferenza quasi totale della comunità internazionale.

La Shoah non riguarda solo gli ebrei ma riguarda la storia dell’Europa che ha concepito luoghi come Treblinka e Auschwitz e riguarda la storia della civiltà che ha pensato lo sterminio come compito necessario per “ripulire” il mondo e “rigenerarlo”. Ma soprattutto la

Shoah ci riguarda da vicino e ci interpella oggi, con le sue domande pregnanti sull’uomo e sull’umano, in quanto cittadini di società ingiuste e spettatori spesso indifferenti di violazioni di diritti umani o di politiche che innalzano muri anziché creare forme di condivisione e convivenza. Dietro gli Stati, i regimi nazista o fascista, i governi dei Paesi occupati e neutrali, i grandi dittatori, i leader politici e militari, ci furono milioni di uomini e donne comuni che si trovarono a decidere da che parte stare rispetto al male. Dietro ogni definizione di categoria, carnefici, spettatori, persecutori, resistenti, ci furono infinite opzioni di comportamento e dilemmi morali con cui confrontarsi: chi scelse di aderire e chi di tacere, chi collaborò alla persecuzione per opportunismo e chi per paura o obbedienza, chi decise di denunciare e mandare a morire il proprio vicino di casa e chi accolse sotto il proprio tetto un ebreo perseguitato. Se la resistenza contro il nazismo o il fascismo rappresenta oggi un fenomeno conosciuto, non va taciuto che non ci fu nessuna resistenza per fermare lo sterminio, né proteste significative per denunciare i massacri, salvo rare eccezioni. Se le vittime non ebbero scelta rispetto all’essere condannate a morte dai propri persecutori, non furono però mai passive di fronte alla Shoah. Gli ebrei rinchiusi e affamati nei ghetti attuarono strategie incredibili di sopravvivenza culturale, religiosa, materiale. Ma ci furono numerosi esempi, persino nei centri di sterminio dove nulla sembrava possibile, di resistenza armata e di fuga. 

L’Attività di Educazione alla Memoria 2016/2017 intende partire da qui, da questo microcosmo di esseri umani comuni che vissero situazioni estreme per terrore, violenza e dominio o patirono condizioni disumane. Un lavoro di studio, dibattito e riflessione per interrogare i dilemmi morali e le infinite opzioni di comportamento che ebbero allora quegli uomini e quelle donne di fronte al Male ma anche rispetto a un insopprimibile istinto di sopravvivenza. Proseguendo l’indagine sull’umano e sul disumano, cercheremo di condurre i nostri studenti a interrogarsi sulla pertinenza di quel Male fatto ad altri rispetto al nostro presente con le sue molteplici forme di violazioni di diritti e nuovi stermini, per capire che cosa rimane nella nostra civiltà di ciò che ha partorito luoghi come Treblinka e Auschwitz. Alla fine della guerra e all’apertura dei cancelli di Auschwitz e dei campi di concentramento, il mondo prese visione, con incredulità e profondo sconvolgimento, delle atrocità perpetrate dietro quel filo spinato e urlò: “Mai più!” con commozione e sincera convinzione. Eppure dopo la Shoah i genocidi, i massacri di massa e le peggiori atrocità hanno continuato a compiersi sotto i nostri occhi e spesso nell’indifferenza del mondo.

Gli studenti che parteciperanno al seminario di formazione avranno l’occasione di studiare la storia della Shoah per capitoli tematici (Hitler e il nazismo, l’ebraismo europeo, il genocidio degli ebrei, la vita nei ghetti attraverso le testimonianze scritte degli adolescenti, la resistenza ebraica, l’antisemitismo prima e dopo la Shoah, l’esempio di alcuni Giusti) ma sempre seguendo un filo conduttore imperniato sul concetto di scelta.

Nell’intento di stare rigorosamente ancorati alla narrazione storica del nazismo – senza la quale nulla si spiega correttamente – ma al contempo di ricondurre la tragedia della deportazione e della Shoah all’uomo e all’umano, cercheremo di stimolare i giovani partecipanti al seminario a formulare ipotesi interpretative e giudizi politici (oltre che morali) sull’adesione o, al contrario, sulla resistenza al male, per coerenza con il principio di educazione alla responsabilità individuale che regge tutta l’Attività di Educazione alla Memoria di cui il Comune di Rimini si occupa da oltre mezzo secolo.

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