Recensione di "Un sacchetto di biglie" (Joseph Joffo)

UN SACCHETTO DI BIGLIE
di Joseph Joffo, editore Rizzoli.

Il testo analizzato non è l’opera di uno storico, ma la testimonianza di Joseph Joffo, ebreo, che attraverso i suoi ricordi di bambino di dieci anni , nel 1941, racconta la sua avventura e quella di tutta la famiglia durante l’occupazione nazista. Scrivo avventura, perché nonostante la crudeltà della guerra, questa viene descritta con la “leggerezza”, tipica del bambino innocente, ma senza sminuire la tragicità degli eventi. Passati trent’anni, l’autore scrive ciò che la memoria gli permette di ricordare. Il libro narra la storia di due bambini parigini Joseph e Maurice (fratello più grande di lui di due anni), che vivono in Rue de Clignacourt in un periodo storico di crudeltà e di cattiveria, ma anche di incontri con persone straordinarie e di aiuti inaspettati e sorprendenti. Anche se Joseph Joffo scrive questo libro trent’anni dopo, il linguaggio non è quello proprio di un adulto, infatti le descrizioni, i dialoghi e i pensieri sono quelli di un bambino di dieci anni, per questo il linguaggio è semplice e chiaro, non vi sono particolari forme retoriche o dialoghi complicati, ma la scrittura è limpida e scorrevole. Non si avverte mai la distanza tra il tempo della scrittura e il tempo della narrazione, si è sempre incentrati su quel preciso periodo storico, immersi in quegli anni di terrore e non vi sono mai riferimenti alla vita del narratore, mentre scrive; a parte i racconti del nonno, che il padre fa a Joseph e Maurice la sera prima di andare a dormire. L’autore non si limita a raccontare la continua fuga e persecuzione, ma vi è una descrizione così finemente dettagliata dei rumori, dei sapori, dei paesaggi, dei profumi, dei sentimenti e dei pensieri, degli incontri che fa con il fratello, che sembra quasi che egli stia rivivendo gli eventi passati proprio nel momento in cui scrive. In Francia, nell’anno 1941, la situazione è tranquilla, Parigi è una città libera anche se vi è la presenza di tedeschi nessuno teme nulla, tanto meno si pensa che possa accadere ciò che in seguito avviene. Con il passare del tempo, però i nazisti si irrigidiscono, diventano sempre più violenti nei confronti degli ebrei, le discriminazioni razziali, gli insulti, la stella gialla di David sugli abiti, tutto questo a causa della politica antirazzista di Hitler. Così, come succede per la famiglia degli Joffo, molti ebrei lasciano Parigi per cercare rifugio nel sud della Francia che ancora non è occupata. Due alla volta, prima i fratelli maggiori, poi Joseph e Maurice e infine i genitori, si dirigono verso la Francia libera governata dal regime collaborazionista di Pétain. Il viaggio presenta tante difficoltà e rischi, perché le truppe naziste stringono in assedio i territori occupati, .e li obbliga a passare la frontiera clandestinamente con il pericolo di essere immediatamente arrestati. In seguito la Gestapo prende il potere in tutta la Francia e presto i protagonisti devono continuare a fuggire. La famiglia si riunisce poi si separa, poi si riunisce è un continuo trovarsi e perdersi, perdersi e ritrovarsi con l’angoscia di non rivedere più qualcuno di questi. Con lo sbarco degli alleati in Italia, gli ebrei sperano che il peggio sia passato, ma è solo un’illusione. L’8 settembre 1943, il maresciallo Badoglio firma l’armistizio e l’Italia si allea con l’America e l’Inghilterra. Hitler risponde mandando trenta divisioni al di là delle Alpi e il 10 settembre in Francia inizia la seconda occupazione tedesca, molto più dura della prima. Gli ebrei vengono arrestati in massa e deportati settimanalmente nei campi di concentramento. Solo il 25 agosto 1944 Parigi è liberata e la famiglia si riunisce, si rincontrano tutti insieme nel ghetto ebreo di Parigi a Rue de Clignacourt, tutti tranne papà Joffo rimasto vittima dei campi di concentramento. L’opera è dedicata alla famiglia del narratore, una famiglia molto numerosa, la quale attraversa tanti pericoli e il libro è capace di trasmettere questa tensione e paura, ma anche il coraggio che i due piccoli protagonisti hanno nell’affrontare le diverse situazioni . L’autore si limita a testimoniare la sua esperienza di bambino, che, nonostante la paura, dimostra tanto coraggio e forza d’animo. A volte penso, se mi fossi trovata al suo posto, a come mi sarei comportata, quanta paura avrei avuto nel momento della fuga, quale angoscia avrei provato a lasciare i miei genitori, quanta astuzia e furbizia avrei messo in gioco nei momenti di maggior difficoltà e quanto spirito di adattamento avrei dimostrato nelle diverse situazioni. Questo libro mi ha colpito molto, mi ha coinvolto, mi ha fatto capire quanto questa famiglia e tutti coloro che erano di razza ebrea abbiano sofferto durante la Seconda Guerra Mondiale sotto la dittatura di Hitler, come questo uomo abbia assassinato un infinito numero di persone solo perché non appartenevano alla razza ariana, non erano perfetti come lui credeva di essere e pertanto li considerava esseri inferiori. Penso al trauma che ha vissuto Joseph come lui stesso denuncia:“Non mi hanno preso la vita, forse hanno fatto di peggio, mi hanno rubato la mia infanzia, hanno ucciso in me il bambino che potevo essere…”, di come in poco tempo i nazisti riuscivano a ridurre la PERSONA a un misero numero, il quale non possedeva più nulla, né una famiglia, né una personalità, né dei vestiti, né i capelli, né una casa, un nulla, completamente privato di tutto e destinato ai campi di concentramento e quindi allo sterminio. Leggere questa testimonianza mi è servito a capire meglio ciò che gli ebrei hanno subito solo perché giudicati di razza inferiore, della grande ingiustizia che c’è stata, della cattiveria degli uomini che porta alla guerra e allo stermino. Leggere questo libro, frequentare il corso riguardante l’educazione alla Memoria, assistere alla visione del documentario “Memoria” e ascoltare la testimonianza della signora Liliana Segre ex deportata nei campi di concentramento ad Auschwitz-Birkenau, mi hanno fatto approfondire e capire meglio la storia sulla deportazione e la Shoah. Secondo il mio parere è importante, per i giovani d’oggi, rendersi conto e conoscere anche il passato, non bisogna interessarsi solo di ciò che accade oggi, ma conoscere la storia, la quale ci permette di capire l’errore che l’uomo ha commesso e ripartire da questo per costruire una società libera senza ingiustizie.

Recensione di Alice Migani classe Va del Liceo della Comunicazione Maestre Pie