Pensare e insegnare la Shoah

« Pensare e insegnare la Shoah » Prima edizione dell’Università per docenti italiani al Mémorial de la Shoah di Parigi, di Laura Fontana

Col titolo di “Pensare e insegnare la Shoah” si è svolta a Parigi, dal 2 al 7 gennaio 2011, la prima edizione di un seminario permanente promosso e organizzato dal Mémorial de la Shoah, la più importante istituzione europea in materia di trasmissione della memoria e insegnamento della storia della Shoah, nonché il più antico memoriale e centro di documentazione dell’Olocausto al mondo, sorto in clandestinità nel 1943 sotto l’impulso di Isaac Schneersohn. Se è vero che i corsi di aggiornamento dedicati al genocidio degli ebrei sono abbastanza frequenti anche in Italia, soprattutto per iniziativa della rete degli Istituti storici della Resistenza, è pur vero che sono, invece, piuttosto rare le opportunità formative ove l’alto livello scientifico del programma proposto si combini con una rigorosa strutturazione del corso articolato per temi storiograficamente rilevanti e con la possibilità di concentrare in pochi giorni alcuni fra i migliori specialisti europei. Del resto, se si eccettua il Master di didattica della Shoah diretto da David Meghnagi all’Università di Roma III, non esistono seminari universitari specifici di storia della Shoah, né occasioni di tipo accademico che offrano opportunità di formazione scientifica agli insegnanti desiderosi di approfondire le proprie conoscenze.
D’altro canto, l’immensa quantità di opere dedicate al genocidio degli ebrei d’Europa e il fenomeno della mediatizzazione della Shoah tramite la televisione, la stampa, le testimonianze, il cinema e le cerimonie commemorative rischiano di essere inversamente proporzionali alla comprensione profonda di questo evento. È innegabile, in effetti, constatare fino a che punto l’intento divulgativo dei « fatti » abbia troppo spesso prevalso sul rigore qualitativo del contenuto. A ciò va aggiunto che l’ampiezza della ricerca e l’abbondanza della documentazione oggi a disposizione rendono difficile per chiunque orientarsi all’interno di un catalogo enciclopedico in costante evoluzione e dominare una storia complessa come la Shoah. L’obiettivo principale del corso, ideato e coordinato da Laura Fontana, Corrispondente per l’Italia del Mémorial de la Shoah, è stato quello di fornire ai partecipanti strumenti interpretativi e storiografici per approfondire la storia del genocidio degli ebrei, alla luce delle diverse ricerche storiografiche pubblicate in questi ultimi anni in Europa, e con uno sguardo particolare all’Italia fascista e all’internamento e deportazione degli ebrei italiani.
Trentasei (su oltre sessanta domande di partecipazione pervenute in pochi giorni) sono stati i docenti individuati come corsisti di questa prima Università invernale del Mémorial, provenienti da scuole medie, licei, inclusi alcuni direttori di istituti storici, dirigenti scolastici ed educatori impegnati attivamente in progetti di trasmissione della memoria della Shoah (Aned, comunità ebraiche, Treni della memoria). L’intento era quello di scegliere insegnanti motivati e rappresentativi non solo geograficamente del panorama scolastico italiano, ma anche in grado di apportare, attraverso le loro diverse esperienze, un contributo significativo e un arricchimento al livello della discussione coi colleghi e coi relatori del corso. Durante un’intera settimana, vissuta con grande entusiasmo e partecipazione da parte di tutti gli insegnanti, -non solo i corsisti italiani, ma anche i docenti francesi, colpiti dal livello di attenzione e di coinvolgimento degli iscritti, - si sono alternate conferenze e dibattiti dedicati ad aspetti delicati e cruciali per la memoria della Shoah e affidati ad alcuni fra i migliori storici e specialisti dell’argomento, tra i quali: Georges Bensoussan, Tal Bruttmann, Marie-Anne Matard Bonucci, Yves Ternon, Liliana Picciotto, Carlo Spartaco Capogreco, Wolf Kaiser, Robert Kuwalek, Joël Kotek, Jean Yves Potel, Christian Ingrao. Di particolare interesse per le vivaci domande che hanno suscitato sono state, ad esempio, le riflessioni promosse attorno ad argomenti meno trattati in seminari di questo tipo, come la questione della applicazione della giustizia verso i genocidi e i crimini contro l’umanità (con la presenza straordinaria di Yann Jurovics, giudice presso la Camera d’appello dei Tribunali Penali Internazionali), o il problema del male e di Dio dopo Auschwitz (tema estremamente difficile e delicato che è stato affrontato con grande sensibilità del rabbino Daniel Fahri) o ancora del legame Israele e Shoah, brillantemente trattato da Georges Bensoussan, uno dei più autorevoli storici del sionismo e della Shoah. Il corso non si è limitato ad approfondire temi chiave del processo di sterminio degli ebrei (la preparazione ideologica e culturale della Shoah, le tappe del genocidio, i luoghi della messa a morte, ecc), ma ha affrontato anche questioni legate all’epoca attuale, confrontando la visione che due nazioni come la Polonia (vittima e testimone del genocidio) e la Germania (artefice del crimine) hanno elaborato dal dopoguerra ad oggi per fare i conti col proprio passato e per riuscire a trasmetterlo alle giovani generazioni. Il programma è stato arricchito dalla proiezione di un film su Auschwitz ai giorni nostri, da visite guidate e approfondite del Mémorial de la Shoah, del MAHJ Musée d’art et d’histoire du Judaïsme e di Drancy, campo di transito per Auschwitz-Birkenau per migliaia di ebrei deportati dalla Francia, nonché dallo svolgimento di laboratori e di interventi più prettamente didattici, promossi all’interno del seminario con l’intento di offrire agli insegnanti materiali e spunti di lavoro per la rielaborazione dei concetti discussi anche in una prospettiva educativa. A tal proposito, l’incontro con alcuni insegnanti francesi che hanno presentato ai colleghi italiani i loro progetti didattici relativi alla Shoah, ha offerto lo spunto per un utile confronto tra metodologie e problematiche. Per affrontare l’argomento Shoah e per insegnarlo in classe occorre accettare di pensare in maniera diversa, - da qui il nostro titolo dell’Università invernale, - perché questo evento sconvolge le categorie tradizionali del ragionamento. È possibile fare lezione su Auschwitz senza comprendere e senza far comprendere che il genocidio ha rappresentato il compimento di una lunga politica di rifiuto e di diabolizzazione che ha escluso il popolo ebraico dall’umanità e, al contempo, di un processo biologico che ha concepito il genocidio come un’impresa di « derattizzazione » del mondo? È possibile raccontare in classe la storia della persecuzione degli ebrei senza mettere in luce che nelle camere a gas di Treblinka o di Birkenau, è la nozione stessa di umanità che è stata distrutta, elemento che rende questo genocidio, più di qualunque altro, una cesura della storia? Oggi, la sfida insita nella lezione di Auschwitz è sicuramente quella di riuscire a coniugare un insegnamento storico, basato su una conoscenza puntuale e rigorosa dei fatti, e un’educazione morale, centrata sulla riflessione attorno al nostro senso di responsabilità e alla nostra libertà di scelta. Dai riscontri entusiasti di tutti i partecipanti è emerso l’apprezzamento per un’iniziativa che ha avuto il merito, da sola, di mettere in piedi un seminario di questo livello e rigore, accollandosi tutti i costi organizzativi legati allo svolgimento del corso.

Un apprezzamento di particolare rilievo, perché condiviso anche dagli stessi relatori, come dimostrano, per fare solo un paio di esempi, questi brevi messaggi ricevuti da parte di Liliana Picciotto e Marie-Anne Matard Bonucci: “Cara Laura, di ritorno da Parigi, desidero ringraziarti per il bellissimo seminario cui ho partecipato, che mi è sembrato di alto livello e molto ben organizzato. I partecipanti mi sono sembrati interessati e perfino entusiasti. Non è facile ottenere questi risultati e ne hai il maggior merito. Ti prego di girare i miei ringraziamenti anche ai responsabili del Mémorial, a Jacques Fredj (che non sono riuscita a vedere) e a Karel (che ho rivisto con molto piacere). Spero di incontrarti presto nuovamente, ricevi intanto i miei più cari saluti. Liliana Picciotto, Milano, 10 gennaio 2011.
"Chère Laura, merci pour ton mail. Pour moi ce séminaire a été un vrai plaisir : c'est très gratifiant d'intervenir devant un public motivé et qualifié. Je reviendrai donc avec plaisir." 
Amicalement, Marie-Anne, Paris, 16 gennaio 2011