Gabriella Faberi - ISRAELE 2007

La didattica della Shoah – Viaggio Studio alla Scuola Internazionale per gli studi della Shoah YAD VASHEM - ISRAELE – gennaio 2007

Da qualche tempo interessata all’ebraismo e alla sua storia, ho avuto la fortuna di venire a conoscenza del Seminario proposto agli insegnanti italiani e mi sono aggregata al gruppo di colleghi di Rimini, città in cui lo studio della Shoa e le proposte di lavoro nell’ambito didattico e culturale sono già numerose e qualificate, e coinvolgono significativamente l’Amministrazione stessa della città e le sue numerose scuole. L’esperienza allo Yad Vashem del gennaio 2007 è stata forte e coinvolgente per numerosi motivi: • la qualità e il numero dei relatori coinvolti e dei contenuti trattati. Un corso veramente di livello con il tentativo di affrontare la problematica della Shoa in numerosi aspetti della sua realtà (antisemitismo storico e moderno, il genocidio in rapporto agli altri genocidi, la vita nei ghetti, etc). • l’incontro con persone ricche di storia e che affrontano con estrema serietà il bisogno e il dovere di comunicare e ricordare (l’importanza della memoria) • l’attenzione alla dimensione della didattica (oltre che dell’approfondimento personale) che è il compito principale dei partecipanti al corso • la ricchezza e la molteplicità dei materiali affrontati, molti dei quali disponibili anche per un uso personale all’interno delle classi • l’ottima organizzazione, comprensibilmente incalzante per valorizzare il più possibile il tempo a disposizione e per sfruttare al massimo incontri, riflessioni, metodi • la localizzazione del corso, nella città di Gerusalemme, che ha arricchito di complessità il tema affrontato. Gli ebrei sono elemento indispensabile per comprendere meglio la nostra Europa e la sua storia in uno dei suoi momenti più terribili, ma anche le grandi problematiche del Medio Oriente che ci sono sempre più vicine con la loro scottante attualità. Avrei voluto a questo punto selezionare qualcuno dei contenuti o dei personaggi incontrati e portarli come esempio ma questa operazione mi è difficile. Non riesco a scegliere, e i ricordi di tanti momenti importanti si accavallano, come pure le emozioni dei luoghi visitati all’interno del grande complesso di Yad Vashem (il Museo storico, il glorioso Viale dei Giusti fra le Nazioni, i tantissimi giovani e i militari col mitra, …). Tra le tessere di questo ricco ed entusiasmante percorso rimangono anche altri incontri, fatti nei rari momenti di “libertà” fuori dai percorsi blindati dello Yad Vashem, con persone non ebree che però vivono nello stesso luogo e ci hanno arricchito con testimonianze e memorie di altri passati, le storie di altri popoli che convivono a Gerusalemme. Dal frate francescano che al Getsemani ci ha fatto visitare il Romitaggio costruito per la preghiera, alla guida, forse araba, che a Betlemme ci ha voluto mostrare le grotte della Natività, allo storico armeno incontrato casualmente nei pressi della chiesa di S. Giacomo che offrendoci un the bollente alla menta si è confrontato con noi a partire dal suo punto di vista su quella realtà. E forse ci manderà anche i suoi libri… Di libri ne abbiamo visti tanti, centinaia di immagini, chili di appunti e di bibliografie, Cd Rom, chissà se adesso riuscirò a leggere qualcosa di questo infinito materiale, e a visitare il sito ricchissimo dello Yad Vashem con una certa frequenza. Per ora, a pochi giorni dal ritorno, io e la mia carissima collega che ha condiviso con me questa esperienza, siamo riuscite comunque a coinvolgere ragazzi e colleghi soltanto con i nostri racconti, e con tutta la passione e l’entusiasmo che ci siamo portate a casa, mentre ci davamo da fare per organizzare il Giorno della Memoria. Insegnando entrambe lingua e letteratura Inglese in un Liceo Scientifico ci siamo poste la domanda sulla possibile ricaduta di questa esperienza applicata concretamente nella didattica della nostra disciplina. Per quest’anno abbiamo optato per l’inserimento nei programmi del triennio di un autore ebreo americano (Chaim Potok) che in uno dei suoi romanzi pone con affascinante attualità la problematica dell’identità culturale e religiosa nel percorso di maturazione di due giovani. Tra le tante ipotesi e tentativi, tutti da realizzare, con questo esempio ho solo voluto accennare alle infinite dinamiche culturali ed educative che un corso come questo può attivare. Perciò considero questa esperienza veramente formativa per me dal punto di vista personale e professionale, e sono contenta che ci sia anche in Italia una rete di persone che affronta con tale competenza e serietà questi argomenti, le persone che hanno organizzato e partecipato a questi e ad altri corsi simili. Tutti validissimi gli incontri, ma per dovere di obbiettività, ho personalmente sentito la mancanza di un inquadramento storico-culturale del nazismo che rendesse ragioni più profonde sulla sua matrice razzista e violenta, contro gli ebrei in primis, ma anche contro altri. Come qualcuno ha sottolineato anche durante le riflessioni, il mio interesse ritorna ancora a come è stato possibile tutto ciò, come il popolo tedesco (mentre gli altri stavano a guardare) ha potuto accettare un simile crescendo di orrore. Per questo, oltre alla vergognosa storia dell’antisemitismo, occorrono ancora altre riflessioni sull’Europa e la sua cultura in quel secolo terribile, il ‘900, che ha creato decine di milioni di morti. Tornare con tanti nuovi stimoli e ancora nuove domande – sull’ebraismo, la sua innegabile unicità, la forza di una identità tanto calpestata quanto protagonista nella storia - mi sembra comunque un bilancio largamente positivo! Non mi resta che ringraziare di cuore ed esprimere la mia profonda stima a coloro che mi hanno reso possibile questa esperienza , per me soprattutto nella persona di Laura Fontana del Comune di Rimini. Vorrei anche ringraziare Giordana Moscati dello Yad Vashem perché con noi è stata più che una “organizzatrice”, è stata una vera testimonianza. Mi auguro che l’esperienza sia replicabile, per me e per altri, magari anche con l’aiuto di Istituzione pubbliche, scolastiche e non, che ne possano valorizzare con un riconoscimento effettivo e un sostegno efficace la valenza didattica per la scuola italiana. Grazie.

M.Gabriella Faberi Liceo Scientifico “E. Ferrari”- Cesenatico